di Lo.Fi.
La mattina del cinque d’agosto
si muovevan le truppe italiane
per Gorizia, le terre lontane
e dolente ognun si partì
23 maggio 2015: parto da Monfalcone per Gorizia. In maniera del tutto involontaria mi ritrovo a passare in macchina per i luoghi che cento anni fa furono teatro della grande mattanza. Cave di Selz, Trincea della morte, Monte San Michele. Sarà autosuggestione eppure ogni volta che passo per questa landa carsica mi sembra di sentire scampoli di terrore trattenuti ancora nelle radure tra una dolina e l’altra, come se l’adrenalina e il sangue versati a ettolitri cento anni fa ne avessero inquinato irrimediabilmente le falde. Ma di rosso oggi scorgo soltanto le infiorescenze lanuginose del sommaco che incorniciano la strada provinciale n° 15 e la bandiera che garrisce in cima all’allampanato albero della cuccagna issato in paese a Doberdob per le celebrazioni del maggio.
L’altro ieri, assieme ad altri due alpinisti molotov, ho assistito alla bella conferenza-spettacolo di Piero Purini «Rifiuto la guerra». Una rassegna minuziosamente dettagliata e documentata dei più significativi atti di diserzione, ammutinamento, rivolta anche solo simbolica contro la guerra durante il primo conflitto mondiale in ogni esercito coinvolto, contrapposti alle descrizioni degli orrori di quel carnaio assurdo non solo nelle motivazioni ma anche nelle dinamiche di trincea, delle fucilazioni, delle decimazioni esemplari, della stoltezza delle gerarchie militari. Il tutto inframezzato da canti di protesta e di condanna della guerra in ogni lingua, ungherese, sloveno, inglese, francese, tedesco, italiano. La sola doverosa celebrazione possibile di questo centenario.
Puntuale è la menzione ai carabinieri, la polizia militare italiana delle retrovie, incaricata di sparare sui soldati che si rifiutavano di uscire dalle trincee a farsi falciare dalle mitragliatrici nemiche. Quando vedo il cartello Doberdò – Doberdob non posso non risentire le note di Oj Doberdob, canto dolente dei fanti sloveni ascoltato durante lo spettacolo, ma soprattutto quando vedo l’insegna della locale caserma dei carabinieri non posso non provare fastidio. Anche se avete smesso di sparare sui coscritti il vostro nome in questi luoghi suona sacrilego, mi dispiace.
Ma tra tutte le canzoni sentite ieri l’altro quella che mi risuona nelle orecchie per tutto il viaggio, inevitabilmente, è Gorizia tu sei maledetta. Proprio in quella città Casaclown oggi ha voluto organizzare un corteo a celebrazione dell’inizio della guerra, intitolata «Italia risorgi combatti e vinci». Il richiamo all’oggi dei loro slogan è ciò che più suona sinistro, gli fanno eco tutti i caudillos della xenofobia nazionale con il tormentone #NonPassaLoStraniero, l’enfasi sui confini, la metafore del fronte (che una volta si chiamava «la fronte», non abbastanza virile per D’Annunzio, ndr)
La celebrazione del #24maggio per la destra italiana è in chiave nazionalista e xenofoba pic.twitter.com/Bk7AEelIXl
— giulio verme (@zeropregi) 22 Maggio 2015
Con Casapau purtroppo non si allinea solo la destra, ma anche idealmente le istituzioni, l’esercito italiano che organizza una ben più inquietante staffetta militarista intitolata «l’esercito marciava», persino l’odonomastica goriziana è con loro: una volta parcheggiata l’auto percorro Viale XXIV Maggio per raggiungere il corteo di protesta antifascista…
Con Casabau stanno i media, perlomeno Il Piccolo – folkloristico foglio locale schierato da cento anni con il nazionalismo e l’irredentismo. Il giornalista Roberto Covaz dapprima verga un articolo terroristico contro il corteo di protesta alla celebrazione neofascista, poi documenta passo a passo via twitter la parata di questi ultimi, eppure Covaz ha persino scritto un libro sulla distruzione di Gorizia nel 1916… Sul sito de Il Piccolo pubblicano un video quasi apologetico, che segue da vicino i neofascisti, silenti, in fila per cinque col resto di due, con labari e passo marziale, intrisi di mistica della guerra, fino alle deposizioni di fiori al monumento degli infoibati – che poi cosa c’entra? Niente. Il passato ridotto a pappetta informe…
Un anno fa discutevo con un’amica sul centenario della prima guerra mondiale e su suoi possibili risvolti tossici. “Vedrai, alla gente non fregherà niente, le masse a malapena sanno cos’è stata la grande guerra“. Eppure l’ignoranza diffusa, l’indifferenza generalizzata, l’ignavia sono proprio i comburenti adatti per permettere la deflagrazione tossica del passato da parte di pochi malintenzionati e che fa anche sì che passi il messaggio che essi siano quelli che commemorano degnamente i caduti, facendo sembrare irrispettosi chi li contesta. Forse i giovani neofascisti non lo sanno, ma i fanti italiani che morivano nelle trincee di una morte orribile già pensavano a loro e li maledivano:
Voi chiamate il campo d’onore
questa terra di là dei confini
Qui si muore gridando assassini
maledetti sarete un dì
E alle gerarchie militari che nelle stesse ore inscenano immorali staffette a celebrazione dell’entrata in guerra dedicarono la strofa più celebre ma anche più occultata.
Traditori signori ufficiali
Che la guerra l’avete voluta
Scannatori di carne venduta
E rovina della gioventù
Siamo 2500 al corteo #antifa a #gorizia all’entrata in piazza vittoria @Wu_Ming_Foundt @global_project @DinamoPress pic.twitter.com/EhL4vAajmH
— Luca Tornatore (@gattoclochard) 23 Maggio 2015
Prima incontro la giapster Zora e poi a poco a poco alcuni alpinisti molotov, Tuco, Alessandro, Vigj, da lontano intravedo Scalva. Una quota di Triglav e di Učka. La manifestazione scorre via liscia senza i paventati tumulti. Nel tardo pomeriggio ci lasciamo ma con un’idea molotov per la stagione a venire: dietro quelle nuvole plumbee ci sono le Alpi orientali e una lunga serpentina di rottami, trincee e schegge di granata e di ossa a correre sul loro dorso dal Carso goriziano e dal Sabotino alle Alpi Giulie, Carniche, Dolomitiche e Retiche fino allo Stelvio. Una fila di ordigni tossici inesplosi disseminati sulle montagne, da disinnescare, per mettere in salvo almeno i morti.
filosottile
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la suggestiva versione di Paola Sabbatani e Roberto Bartoli
LoFi
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Anche la versione dei Luf non è male
https://www.youtube.com/watch?v=XNvVtn2yQkI