L’idea che le montagne possano essere considerate un “confine naturale” l’abbiamo sempre respinta, che siano “sacri confini” addirittura aborrita. Alla vista del nostro sguardo obliquo le montagne sono cerniere, tutt’al più ostacoli fisici che vanno aggirati, forzando quei dispositivi di sorveglianza che in tempi e modi diversi hanno reso più o meno difficoltoso il flusso di uomini e donne.
Nel 2016 pubblicammo un récit dal titolo Zigzagando sul confine italo-francese. Récit dal Sentiero degli Alpini, in un passaggio Mariano Tomatis raccontò:
Il sentiero gioca a zig-zag con il confine, e dove ci fermiamo a mangiare (al passo di Fonte Dragurina, 1810 m.) si può appoggiare lo zaino in Italia e i bastoncini in Francia – all’interno dello stesso metro quadrato. Di più: a confermarci la sua discutibile natura, il confine è contrassegnato da un cippo mobile; sui due lati, le lettere “I” e “F” osservano ciascuna i Paesi di cui sono le iniziali, ma un escursionista burlone potrebbe farlo ruotare su se stesso e invertirne gli sguardi (o addirittura modificarne la posizione!) Divelto dal terreno chissà quando, ha perso ogni fermezza – e con essa qualunque forza normativa.
Negli ultimi mesi ci siamo occupati e abbiamo seguito quanto accade al Colle della Scala, confine italofrancese, dove migranti braccati dalla polizia – ma più spesso dalla gendarmerie francese – tentano di forzare la frontiera e, partendo da Bardonecchia, raggiungere la Francia. Anche in questo caso la «forza normativa» di quella linea invisibile si mostra variabile a seconda dello status di chi prova a oltrepassarla: per gli escursionisti la barriera è invisibile e priva di valore effettivo, per chi è privo di documenti – sans-papiers – la sua efficacia e persuasività nel separare e respingere è tanto reale quanto disumana.
Per le ragioni fin qui riportate abbiamo partecipato convintamente – in delegazione – alla Marcia Briser les Frontières che si è tenuta lo scorso il 14 gennaio, che abbiamo poi raccontato nel post Il rumore dei passi sulla neve. Récit dalla marcia di “Briser les frontières” per la libertà di circolazione.
Domenica 18 febbraio si terrà un’iniziativa/escursione tra Ventimiglia e Mentone organizzata dal Collettivo Alpino Zapatista – CAZ e da Ape Milano, che sono due realtà gemellate con Alpinismo Molotov dall’inizio del nostro viaggio, intitolata Calpestiamo il confine!
Con piacere segnaliamo questa iniziativa (che speriamo i nostri compagni di scarpinate vorranno poi raccontarci qui), prendendo a prestito un estratto della presentazione dell’escursione (con i riferimenti necessari per partecipare) che potrete leggere sul sito di Ape Milano (qui l’evento facebook):
Tra Ventimiglia e Mentone un confine divide in due una montagna. Potresti non notarlo camminando tra il paesaggio, spaziando con lo sguardo sul mare. Ma quel confine, chiuso, c’è e uccide. Più di tredici persone in un anno. Provare ad attraversarlo per qualcuno è un sogno. Più di un sogno. Un obbligo imprescindibile. Di là c’è la fine di un viaggio.