Alpinismo Molotov è nato coagulandosi intorno a un libro che parla di montagne, di storia, di alpinisti, ed è dedicato a Gian Piero Motti. Enrico Camanni, che sarà ospite della prima festa di Alpinismo Molotov, in un certo senso incarna nella sua vita e nella sua professione tutti gli aspetti coinvolti: storia, montagna, letteratura, alpinismo. Nel periodo ormai remoto della carta stampata, durante il quale Torino fu la capitale italiana del giornalismo di montagna, è stato una delle menti della Rivista della Montagna e poi di Alp, di cui fu cofondatore. Sempre in quegli anni fu curatore ed estensore delle riedizioni della Storia dell’Alpinismo di Motti, che conobbe personalmente. Per lui, come per i suoi non molti ed altrettanto validi compagni di avventura del tempo delle riviste torinesi (Cottino, Chiaretta, Mantovani per citarne solo alcuni) i termini giornalista, scrittore, alpinista, ricercatore, sono sempre troppo limitanti per definire un mestiere che non di rado coincide con la passione della vita e spesso ne coinvolge ogni aspetto.
Per esempio quando Camanni nei suoi scritti racconta, con lo stile essenziale e antiretorico che gli è proprio, le sue salite di carattere alpinistico, molto spesso sceglie ripetizioni di vie aperte da alpinisti celebri, dei quali conosce a menadito vita e opere, rendendo conto non tanto delle difficoltà tecniche, quanto piuttosto delle personalità dei primi salitori per come possono essere comprese rimettendo le mani e i piedi sugli stessi appigli.
Tra le innumerevoli produzioni della sua lunghissima carriera (articoli, saggi, monografie, guide, romanzi e quant’altro) il recente Alpi Ribelli. Storie di montagna, resistenza e utopia, del quale presto scriveremo più estesamente, fin dal titolo annuncia di avvicinarsi ai nostri temi preferiti che accosta in modo molto equilibrato, controllando le tentazioni passionali e “militanti” per lasciare emergere l’approccio storico: quello che più di ogni altro ci fa venir voglia di allacciare gli scarponi e andare a vedere.
Penso dunque che sia il limite l’elemento cardine della vecchia e nuova cultura della montagna, un limite declinato in tanti sensi: può essere un limite legato alla fatica ma può essere il limite stagionale, può essere un limite legato alle strade, ai trasporti, alla viabilità, oppure a un’agricoltura di alta qualità ma di scarsa quantità […]. Il limite apre altre possibilità di vita, nuovi spazi di convivenza e di creatività sociale, perché abbiamo più che mai bisogno delle sfumature, siamo affamati di diversità.
(Tratto dall’intervento di Enrico Camanni alla tavola rotonda Le Alpi, la crisi, la rivincita del locale tenuta durante Una montagna di libri contro il TAV – Bussoleno, 7 giugno 2014, pubblicato da Edizioni Tabor)