È stata molto divulgata, questa estate, la notizia delle sorgenti disseccate del Po. Il grande fiume rischia di diventare un torrente e nessuno lo aveva previsto. Se così fosse la fine del delta sarebbe questione davvero di pochissimo tempo.
L’aria qui ai piedi delle Alpi è calda, massime oltre i dieci gradi in pieno gennaio, pioggia a quote alte, rischio idrogeologico notevole.
Pensiamo alle centinaia di metri di dislivello coperte di decine di centimetri di polvere farinosa accumulata nel dopo incendio, sospesa sopra la Val Cenischia, in attesa di un carico d’acqua sufficiente a muoverla verso il basso in forma di fango e frana. Il comune di Mompantero la settimana scorsa ha dovuto dichiarare lo stato di emergenza proprio per questo motivo. Il rischio è concreto: zone antropizzate, da sempre colonizzate a fatica, oggi si trovano in modi diversi in stato di abbandono e rischiano di venire sommerse.
La siccità e l’alluvione. I due aspetti ovviamente si tengono: sono lo stesso fenomeno. Non c’è dualismo tra terre molto alte e terre molto basse. Sono accomunate dal fatto che il problema si presenta prima e in modo più evidente ed eclatante agli “estremi del campo”.
Alpinismo Molotov propone e promuove un incontro con Wu Ming 1 per inquadrare la questione dalle zone più basse d’Italia. L’appuntamento è venerdì 19 gennaio, 21.30 al Molo di Lilith, via Cigliano 7, Torino. Ingresso libero con tessera ARCI.
«Blues per le terre nuove: il cambiamento climatico e la fine del Delta del Po», di Wu Ming 1
Negli ultimi tempi ho intrapreso un percorso di ricerca sul mio territorio d’origine – basso ferrarese, Delta del Po –, in vista di un progetto narrativo, storico e geografico che mi impegnerà nei prossimi anni.
Voglio raccontare di fiumi che non ci sono più, di bonifiche, di lotte bracciantili… Voglio raccontare la perenne lotta tra terra e acqua che ha dato a quel territorio la sua forma.