Sono passate quarantott’ore dal termine della prima festa di Alpinismo Molotov, Diverso il suo rilievo. Siamo frastornati, un misto di gioia e malinconia, per una partecipazione che ha superato ogni nostra più rosea previsione, per il calore delle relazioni, perché abbiamo percepito negli abbracci, nel sudore e nella fatica condivisa, la libera espressione delle sensibilità dei corpi e dei desideri, del loro tempo. E allora la gioia, quella che lavora nel profondo. E allo stesso tempo, tornati alle nostre case dopo giorni talmente belli e intensamente comunitari, la malinconia.
Abbiamo l’urgenza di ringraziare chi ci ha sostenuto dall’inizio, chi ha partecipato alla festa – singoli e singole, lo sciame apeino, il Caz –, chi ha accettato il nostro invito a discutere con noi, chi ha suonato e cantato nelle due serate, chi ha proposto le escursioni e le ha riempite di storie. Grazie a tutte e tutti. Grazie a Wu Ming.
Infine, un ringraziamento particolare a chi ci ha ospitato, alle compagne e ai compagni del VisRabbia, senza di loro questa festa non sarebbe stata.
Provare a narrare la festa con un coro di voci ci pare ora il passo necessario. Invitiamo pertanto chi ha partecipato alla tre giorni a raccontarci – con un aneddoto o un episodio, con un’immagine, con la propria testimonianza del prima, del durante o del dopo – il suo diverso rilievo in festa.
L’e-mail a cui inviare il vostro contributo è info@alpinismomolotov.org
Le intense giornate della festa hanno reso chiaro ciò a cui alludeva il titolo, Diverso il suo rilievo: non il “diverso rilievo” di Alpinismo Molotov, ma un diverso rilievo diffuso e condiviso (con Ape, Caz, singole e singoli) che durante la festa ha preso corpo. Il sentiero su cui proseguire è tutto da tracciare, ma lo faremo a partire da questa consapevolezza, intersecando il nostro cammino – di comunità/collettivo/mailing-list aperta – con quello delle compagne e dei compagni di scarpinata.
Adesso, per non rischiare di perdere l’equilibrio, lanciamo lo sguardo in avanti, consci d’aver riportato a casa qualcosa di prezioso:
«Guardiamo alla montagna come parte del mondo che ci circonda: l’alpinismo è “molotov” nella misura in cui fa emergere nuove contraddizioni e nuovi strumenti, concettuali – narrativi – cognitivi, per affrontarle. Si va in montagna per tornare con “nuove armi” con cui affrontare il vivere quotidiano. Si va in montagna consapevoli che si procede sempre in bilico».