24 agosto 2016, un terremoto con epicentro tra Lazio, Abruzzo, Umbria e Marche: centinaia di vittime, il paesaggio radicalmente trasformato. Da allora tutto il nostro collettivo ha regolarmente tenuto d’occhio il profilo Twitter di inpuntadisella, compagno marchigiano di Alpinismo Molotov, per sincerarsi che stesse bene, ché il sisma era arrivato a scuotere l’intera area dell’Appennino Centrale, ma anche per avere informazioni di prima mano sulle conseguenze del sisma, su quanto stava succedendo.
In quelle giornate ogni organo d’informazione era saturo di titoli a otto colonne, immagini e video, ma già si percepiva che il racconto che se ne dava era limitato, sempre focalizzato su inquadrature a effetto. Era facile intuire che molto rimaneva escluso dall’immagine rappresentata.
La narrazione tossica si è palesata in tutti i suoi aspetti, fuorvianti e semplificatori. Il sisma è stato presentato come una soggettività dotata di volontà assassina, un malevolo emissario della Natura con la maiuscola, estrema astrazione, capro espiatorio che attira ogni responsabilità.