La prima volta che lo striscione di Alpinismo Molotov è stato appeso all’aria libera è stato allo Spazio sociale VisRabbia, ad Avigliana, nel giugno 2017, in occasione della prima edizione di Diverso il suo rilievo. Come scrivemmo allora, annunciando il luogo della festa, la decisione di fissare il nostro campo base all’imbocco della Valsusa era una scelta pensata e voluta: sulle pendici del Rocciamelone, nel 2014, nacque l’idea stessa di Alpinismo Molotov, ma soprattutto lì sapevamo che ci saremmo sentiti a casa, accolti dagli attivisti e dalle attiviste No Tav. Così fu. In quelle giornate il nostro collettivo si saldò, condividendo pensiero critico e momenti di convivialità, con chi da venticinque anni si oppone al progetto dell’alta velocità Torino-Lione. Sul blog, sono tante e inequivocabili le tracce della nostra complicità col movimento No Tav della Valsusa, ma per togliere qualsiasi dubbi, nel 2017, l’abbiamo scritto chiaro che più chiaro non si può: Alpinismo Molotov è «costitutivamente No Tav».
Nel giugno di quest’anno lo striscione faceva bella mostra di sé nella stalla di Marco Scolastici – trasformata per l’occasione in spazio di discussione, in mensa popolare, in sala concerti – sull’Altipiano di Macereto, durante la tre giorni della seconda edizione di Diverso il suo rilievo. Anche in questo caso, una scelta non casuale: gli Appennini, i Sibillini, non sono figlie di un dio minore rispetto alle Alpi, piantare poi le tende attorno alla yurta che è diventata uno dei simboli della resistenza alla «strategia dell’abbandono» a seguito delle scosse di terremoto che hanno colpito l’area poco più di due anni fa, ci è sembrato il giusto passaggio di testimone tra lotte che si oppongono alle devastazioni ambientali.
Le nostre feste sono il momento in cui si materializza il campo di forza che durante il resto dell’anno si “carica” attraverso il nostro blog, il momento in cui si fa massa e – a oggi – lo striscione ha marcato questi momenti.
Sabato 8 dicembre si terrà a Torino un corteo No Tav. Le ragioni della mobilitazione stanno tutte nel “no Tav” che ha dato nome a questo movimento popolare, una negazione che se decompressa mostra immagini di affermazione: condivisione di saperi, processi decisionali collettivi e aperti, alterità rispetto allo stato di cose presente, vitalità e gioia della lotta e nella solidarietà attiva. Per sentire quel che intendiamo, vi invitiamo – se ancora non l’avete fatto – a leggere cosa la nostra compagna Filo ha scritto nel post Sì Trav. Come la militanza #NoTav mi ha dato il coraggio di diventare me stessa, dove ricordando le giornate della Libera repubblica della Maddalena scrive: «la lotta del movimento non è solo contro un treno, ma contro un modello economico, contro un determinato tipo di organizzazione della società, delle relazioni, del lavoro».
Per chi dice «è la solita Italia dei no», è dura non risultare ridicolo e in malafede.
Eppure la manifestazione di sabato arriva nel momento in cui è in corso un’offensiva del fronte sviluppista, offensiva basata sulle solite fandonie – smontate più e più volte, come messo in fila da Wu Ming 1 nelle pagine di Un viaggio che non promettiamo breve e che sempre Wu Ming 1, alcuni giorni fa, ha passato in rassegna –, fandonie proferite da quel che resta della “buona borghesia” torinese e dai signori in doppio petto della padronale Confindustria.
Decidere è stato semplice: sabato in corteo a Torino ci saremo anche noi, ci sarà lo striscione di Alpinismo Molotov, quell’abbraccio è la nostra casa. Ci troverete attigui allo spezzone di Ah! Squeerto, che ha lanciato una chiamata transfemminista per la partecipazione al corteo.
C’eravamo, ci siamo, ci saremo sempre.
Non ci arrenderemo agli anni e ai governi che passano, resisteremo un minuto in più.
Il tempo della lotta è gioia, avanti No Tav!