Da alcuni giorni nelle librerie è finalmente disponibile Partigiani d’Oltremare. Dal Corno d’Africa alla Resistenza italiana di Matteo Petracci. È una notizia che apprendiamo con grande piacere, non solo perché tracce di questo libro sono impresse nell’edizione 2018 della nostra festa “Diverso il suo rilievo” – che in quell’anno si tenne sull’altipiano di Macereto, nelle Marche –, quando Matteo accompagnò con le storie che sono ora raccolte nelle pagine di questo volume un’escursione (per la precisione, due escursioni: una di sabato e una di domenica) a passo oratorio; ma soprattutto per le emozioni che Matteo e quelle storie narrate ed evocate riuscirono a imprimere durante quelle giornate e che, con la pubblicazione del libro, oggi potranno essere vissute da un pubblico più vasto.
Le vicende di questi africani che combatterono il nazifascismo in provincia di Macerata, su declivi a portata di vista dall’altipiano di Macereto, sono un caso esemplare di una chiave interpretativa della resistenza armata al nazifascismo che è stata erroneamente sottovalutata, quella di una Resistenza «italiana» che fu multietnica, creola, internazionalista e migrante. Questa interpretazione in una certa misura va beneficamente a contaminare e “sporcare” quella essenzialista della “purezza della Montagna”: se le montagne sono state spazi – geografici e sociali – di resistenza alle forme di dominio succedutesi nei secoli, non possono che esserlo state perché luoghi di attraversamento, d’incontro e di conflittualità. Spazi dalle increspature ruvide, così come la resistenza al nazifascismo in Italia è tutt’altra cosa che una narrazione liscia e compatta, come vorrebbero sia l’ondata revisionistica che la retorica monumentalizzante.
Partigiani d’Oltremare è scritto da uno storico con strumenti e metodi propri della storiografia, ma Matteo Petracci non si è limitato a questo: a seguire la ricostruzione storica delle vicende di questi liberatori d’Oltremare, nel volume sono presenti tre epiloghi – Tutti a casa, o quasi; Il corpo di un caduto; La figlia di un superstite – dal piglio più narrativo in cui viene raccontato quali stuporosi incontri possono nascere da un percorso di ricerca che rappresenta, fattivamente, un caso di fare storia attivo e partecipativo.
E a conferma di questa tensione segnaliamo la proposta di due appuntamenti per ripercorrere il cammino che i partigiani d’Oltremare, dopo la fuga da Villa Spada di Treia, percorsero per raggiungere l’abbazia di Roti, base dei ribelli sul Monte San Vicino: dal 30 aprile al 3 maggio e dal 10 al 13 settembre, accompagnati (dalle storie e dalle parole di) Matteo Petracci e Wu Ming 2. Per chi volesse partecipare, tutte le informazioni si possono trovare qui.