L’estate 2017 è stata particolarmente tragica per la montagna, dopo il terremoto e la neve che hanno funestato l’Appennino centrale tra l’estate e l’inverno scorsi la siccità ha fatto il resto, i ghiacciai sono al minimo storico e un po’ ovunque incendi stanno funestando la penisola.
Tuttavia quello che sta succedendo in Abruzzo, all’interno del Parco Nazionale della Majella, merita purtroppo un capitolo a parte, si va verso il dodicesimo giorno consecutivo di roghi con circa 3.000 ettari di bosco bruciati. Come viene riportato da Newstown, che a sua volta pubblica i dati della Sala Operativa Abruzzo dei Vigili del Fuoco, sono 7 i roghi tuttora attivi con una linea del fronte veramente impressionante. La cosa che salta immediatamente agli occhi è che la situazione attuale ha ben poco di naturale, gli inneschi ritrovati e la continua apertura di nuovi fronti fa ipotizzare un vero e proprio “piano di devastazione ambientale”. Basti pensare che sul Morrone, dopo la realizzazione di una linea tagliafuoco larga dieci metri e con 300 persone a controllare, che sembrava poter quantomeno arginare lo sviluppo dell’incendio, dopo solo 2 ore è partito un nuovo fronte alle spalle. L’ininterrotto sviluppo di nuovi roghi mette inoltre in difficoltà le operazioni di intervento, costrette a spostarsi continuamente da un luogo all’altro nonostante la presenza dei Canadair e gli elicotteri Erickson.
Come sempre accade però in questi casi la fase emergenziale non nasce “a caso”.