Ci ha lasciati un pezzo di storia del Gran Sasso e uno degli alpinisti meno commerciali, più puri e appassionati degli ultimi anni. Un umile: “Non è il grado, la difficoltà, la prestazione atletica o la pericolosità, che fanno il vero alpinismo, ma è l’ emozione che se ne riceve.” Impegnato con il suo compagno di cordata Luca D’Andrea nell’apertura di una nuova via sulla parete nord del Monte Camicia, nei giorni scorsi un incidente è stato per loro fatale.
Roberto (Iannilli) non è uno di quegli alpinisti fortunati, nati al nord sotto qualche picco dolomitico o ai piedi dei grandi spazi alpini. Non è nemmeno figlio di una delle tante dinastie, è romano de Roma. Gente così di solito pratica l’alpinismo solo per hobby, per qualche uscita. Ulteriore aggravante: ha cominciato a frequentare la montagna tardi, ormai quasi trentenne, ma non ha più saputo smettere.