“Lo sapevo, caxxo, che avrei buttato 7 euri”. Mentre uscivo dal cinema questa frase mi girava in testa come il peggior ritornello da tormentone estivo. Ma d’altra parte andavano gli amici e ho fatto uno sforzo di elasticità mentale entrando al cinema con le migliori intenzioni e tanta buona fede (chiaramente mal riposta).
Prima di dire quanto non mi sia piaciuto Everest di Baltasar Kormákur devo fare una premessa: non ho ancora letto i libri a cui è ispirato, pur conoscendo la storia, e ho quindi visto il film solo come un film di montagna, senza poter ovviamente fare confronti. I già menzionati amici mi hanno detto che la storia è abbastanza fedele ad Aria Sottile di Jon Krakauer ed include in parte Everest 1996, in cui la guida russa Anatoli Boukreev si difende dalle accuse di aver lasciato indietro i compagni.
E qui arriviamo alla prima pecca di questo kolossal che è costato circa 65 milioni di dollari (65 fottuti milioni!): a detta di tutti, i libri, soprattutto Aria Sottile, sono potenti. Il film no. I personaggi non sono affatto approfonditi, c’è troppa gente e per chi non ha letto il libro è quasi impossibile starci dietro: ogni tanto salta fuori uno e tu rimani lì a chiederti chi cazzo sia. L’impressione poi è che un po’ di attori famosi siano stati sbattuti dentro come “acchiappafolle”: c’era davvero bisogno di prendere Keira Knightley e Robin Wright per fare 20 minuti complessivi di recitazione nella parte delle mogli che stanno a casa?
E nel caso non fosse sufficientemente chiaro quel che voglio dire:
Ora, seriamente, perché?