La festa di Alpinismo Molotov ha esondato.
Ci aspettavamo centoventi, massimo centocinquanta persone a cena venerdì sera: sono state oltre duecento. E spalti gremiti per le presentazioni e i concerti. Meno male che il Vis Rabbia ha gestito tutto senza problemi. Grandissimi.
Ci aspettavamo di avere venti, trenta persone nelle escursioni. Per il Pertus sono partite più di novanta persone, arrivate in cima poche di meno. Continuavano a spuntare dalle auto e a imboccare il sentiero, così per più di mezzora. Prevedevamo di coordinarci mantenendoci in contatto visivo-vocale, invece ci siamo dispersi su tutto il versante in ogni modo possibile e immaginabile. Spiace dirlo, ma non fosse stato per un noto social media di messaggistica istantanea di gruppo staremmo ancora a cercarci nei boschi.
Ci aspettavamo che Mago Mariano sul Musinè ci parlasse di magia, suggestioni, cose che non esistono. Invece lui ha esordito dicendo che le cose che vengono credute ma non sono reali producono effetti reali. La sera prima un finto allarme in piazza a Torino aveva provocato morti e feriti reali. Magia nera, vera.
Ci aspettavamo continuamente un temporale da un momento all’altro, invece gli unici due che sono arrivati non hanno bagnato nessuno: il primo al rientro dal Pertus quando tutti erano già in auto, il secondo al Vis Rabbia ormai svuotato, striscione smontato, quasi tutti già partiti.
Ci aspettavamo che tutta l’organizzazione avrebbe traballato un po’, era la prima volta, nessuno ce ne avrebbe voluto. Invece, a parte la diaspora del Pertus, tutto è filato liscio, quasi perfetto.
Non ci aspettavamo, forse, di sentire l’interesse e l’affetto di così tanta gente che arrivava un po’ dappertutto. Salendo al Musiné si mescolavano i dialetti e le cadenze, Sicilia e Nordest senza soluzione di continuità. Neeeh?
Non ci aspettavamo che mancassero le parole per raccontare i tre giorni. Perché sono successe tante cose, tutto è andato molto meglio delle migliori previsioni, ma probabilmente le cose più importanti sono successe dentro di noi, più emozione che ragione, e siamo ammutoliti per un po’. Così invece di scrivere subito abbiamo aspettato il tempo di ascoltarci dentro e lasciar decantare. Adesso ci proviamo.