Il 21 febbraio scorso, alla manifestazione No Tav di Torino, c’era una nutrita delegazione di alpinisti molotov. Alcuni di loro (2 ruote di resistenza, Alberto Di Monte, Corrado Gioannini, Filippo Sottile, Luigi Suppo, Roberto Gastaldo, Simone Scaffidi Lallaro) hanno scritto le loro sensazioni e i loro ricordi. Ne è venuto fuori questo anomalo rècit d’ascension, anzi de descente. Le foto sono di Luca Perino.
Partenza: piazza Statuto, Torino, 255 mslm
Arrivo: piazza Castello, Torino, 252 mslm
Distanza: 1,4 km
Dislivello: – 3 metri
Tempo di percorrenza: 2 ore circa
1.
RG: Si torna a camminare, con le solite bandiere. La manifestazione di fine inverno rischia di diventare un’abitudine, anche se dall’anno scorso è cambiata la location, Torino anziché la valle, e in parte sono cambiati anche gli obiettivi. Sì, perché fermare il progetto TAV è ormai cosa fatta, i suoi faccendieri si stanno già dividendo tra chi si affanna a scavare gli ultimi denari fino alla sirena finale, e chi si discosta e spolvera prima, cercando di ripulire una facciata da rigiocarsi altrove. Ora quel che dobbiamo fare noi è non lasciare soli quelli che sono rimasti a tiro del rabbioso fuoco di frustrazione dei guardiani della sacra Grande Opera, ed è per questo che siamo qui.
FS: Saremo in dieci, la sezione occidentale di Alpinismo Molotov quasi al completo, potremmo addirittura farci lo striscione. Nella mailing list gira l’idea di raccontare del corteo come fosse una delle nostre camminate in quota. Sarebbe un récit de descente, sono meno tre metri di dislivello fra partenza e arrivo secondo i rilievi satellitari. Ma la domanda che ci facciamo a più riprese è: ha senso?
La mia compagna e io ci prepariamo per uscire di casa. Mantella, k-way, un cambio completo per la piccola, un thermos di tè, una bottiglia d’acqua, qualcosa da sgranocchiare. Ne viene fuori uno zaino da montagna pieno. Lo guardo e mi chiedo: questo è alpinismo molotov?
Quando arriviamo al concentramento scruto le calzature e faccio una statistica: due persone su cinque hanno gli scarponi da montagna. Prima lo zaino, ora gli scarponi, è sufficiente a giustificare il desiderio di dire la nostra su questa giornata?
2RR: La prima sortita di #2RR con Alpinismo Molotov avviene “in casa”, a Turin: pazienza! Avremmo preferito una ben più salutare camminata nel cuore della Valle ribelle, ma ci sembra giusto fare “gli onori di casa”. Chi non è mai andato a una manifestazione No Tav non sa cosa si perde. Quando sono in Valle si trasformano in feste, e sono forse la più alta manifestazione della Politica che esista oggi in Italia (forse, non siamo mai stati alla manifestazioni No Muos): Politica con la P maiuscola, nel senso di partecipazione popolare, “il problema degli altri è uguale al mio, sortirne da soli è avarizia, sortirne insieme è politica” diceva Don Milani, “si parte e si torna insieme” dice il movimento No Tav.
LS: Difficile sfuggire alla tentazione di scrivere banalità, tanto più dopo il confronto interno in merito alla molotovità (lo so, non si può proprio leggere, ma lo scrivo lo stesso) della partecipazione di Alpinismo Molotov. Io temo di dover confessare la mia incapacità di legare razionalmente Alpinismo Molotov e la “celebrazione della partecipazione”. La condivisione delle tematiche No Tav non è in discussione da parte di nessuno di noi, credo, tanto è vero che costituisce parte integrante del manifesto. E già questo giustifica la partecipazione, che nel mio caso particolare, è anche un modo di raccordare volti e nomi. Non è alpinismo? Probabilmente no, ma se questa fosse una conditio sine qua non, dovrei dimettermi seduta stante da Alpinismo Molotov, dal momento che io non sono un alpinista, bensì un escursionista, e nemmeno dei più prestanti. Non è molotov? Non so rispondere, non ricordo se negli scritti che sono girati compare una definizione tecnica di “molotov”.
2RR: A Torino le manifestazioni sono sporche. Foriere di agguati vigliacchi. Tre anni fa un imponente spiegamento di polizia non ha “saputo” fermare quattro scritte sui muri, che solerti velinari hanno gabellato per “oltraggi alla memoria di Norberto Bobbio” e ancora più solerti politicanti si sono affrettati a sottoscrivere. Torino è la città che ha ridato una carica dirigenziale a Spartaco Mortola, il Mr. Molotov della Diaz. Che tenne fede al suo curriculum mandando le divise a innaffiare di lacrimogeni i manifestanti che volevano tornare a Milano. Un karma negativo sembra aleggiare sulla linea Milano-Torino, come vedremo.
FS: Assistiamo allo smantellamento di Torino. Via le scenografie e i paraventi, si sbaracca e si svende quello che non serve. Sono mesi che il presidente della regione Chiamparino, il vate delle montagne olimpiche, dichiara che va tutto bene, ma bisogna sacrificarsi. Non si può più pretendere di avere i servizi nel raggio di 30 chilometri da casa e in tema di sanità bisogna riqualificare, ma risparmiando e giù la scure anche sulla cultura. La buona scuola invece fa da sola, niente o mazze o bulldozer, soffitti e intonaci crollano senza bisogno di aiuti ulteriori.
Il Tav costa 1600 euro al centimetro, 160 mila euro al metro, 160 milioni di euro al chilometro, 1,6 miliardi di euro ogni dieci chilometri. Ci vogliono venticinque chilometri di Tav per coprire il buco di bilancio che le Olimpiadi del 2006 hanno causato alla casse di Torino, ma sono sufficienti tre chilometri e mezzo a evitare il piano “riqualificazione e risparmio” per la sanità. Lo diciamo da qui, dalla capitale del gigantismo pubblicamente assistito, l’unica grande opera in cui crediamo è UGO.
LS: Tutto quello che posso dire è che, in mancanza di validi motivi, mi sarebbe dispiaciuto non esserci. Non è molto, mi rendo conto, ma è qualcosa. Insieme ai qualcosa dei compagni, farà un tutto. Nessuno si salva da solo.
FS: Ripasso mentalmente il pentalogo che ci tiene insieme e sì, in ogni punto trovo conferma. Per me vale la pena di raccontare di questa calata di valligiani che con passo oratorio invadono Torino.
Per attitudine e stile, prassi, sguardo sulla “montagna”, l’Alpinismo Molotov è ipso facto una pratica antifascista e No Tav.