«Passano gli anni. L’anno scorso vengo a sapere che un’ottantina di “cordate” hanno scalato il Torre: addirittura, un alpinista è salito in cinque ore e mezza.
Questo lungo inverno sovente ho guardato riguardato mentalmente il film dei ricordi. Sento dentro di me tristezza pensando al Torre ridotto alla frequentata cresta Segantini della mia Grignetta.
Laggiù ho lasciato il mio fisico rimediando un lungo esaurimento, ma in modo particolare la mia anima.
E ancora rimbalza una domanda: “Gigi, cose sei stato al Torre a fare?”»
Apriamo questo breve post con le parole che Gigi Alippi ha scelto per chiudere il racconto della sua vita da montanaro, alpinista ed esploratore, narrata nel libro Il profumo delle mie montagne (Alpine studio, 2014).
Con rammarico siamo a dare la notizia che Gigi Alippi è deceduto lunedì 28 marzo, dopo che un malore l’aveva colto nel mese di febbraio. Su Alpinismo Molotov avevamo raccolto il suo parere sul ripristino della denominazione Denali di quello che era conosciuto come McKinley, la montagna più alta del Nord America che Alippi conosceva bene avendola salita nel 1961 lungo una via inedita sul versante sud, con la spedizione dei Ragni della Grignetta guidata da Riccardo Cassin.
Alpinista tra i più forti della sua generazione, Alippi ha scalato un gran numero di vette — dalle Grigne al Cervino, dal Bianco al Rosa, passando per Dru, Badile, Disgrazia, Tre Cime di Lavaredo, Grand Capucin e Lothse, solo per citarne alcune — ed è stato un punto di riferimento per più generazioni di arrampicatori, in particolar modo nell’ambiente lecchese. Un articolo, a firma Renato Frigerio, che nel porgergli l’ultimo saluto ne riepiloga la carriera lo potete leggere qui, su planet mountain.