La carriera alpinistica di Alessandro Gogna è iniziata a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta. Rapidamente l’elenco delle sue ascensioni si è arricchito, con un gran numero di prime ascensioni nella Alpi, oltre ad alcune importanti spedizioni internazionali, in Himalaya e in Karakorum. Vive nei primi anni Settanta la stagione del free climbing, della cultura della bassa quota, della cesura – dal punto di vista culturale quanto da quello tecnico – con l’alpinismo classico; partecipa, in sintesi, a quella stagione che ha preso poi il nome di Nuovo Mattino. A quella stagione risale anche il soprannome dato dai compagni d’arrampicata a Gogna: Capo. Evidentemente affezionato a questo nomignolo, oggi Gogna lo usa come nick name su Twitter.
All’attività alpinistica ha affiancato presto quella di curatore di guide, monografie e testi sull’alpinismo e sulla sua storia. Guida alpina e fondatore di Mountain Wilderness, si è speso in molte battaglie ecologiste a difesa dell’ambiente montano. Dalla fine del 2013 cura le pubblicazioni di GognaBlog, che «offre importanti e a volte esclusivi contributi alla cultura della montagna, sollevando e trattando temi di alpinismo, outdoor, ambiente, storia, avventura e libertà (di azione e di pensiero)».
Questa nostra breve presentazione non gli rende certo giustizia, ma la sua notorietà è tale fra chi è appassionato di montagne e alpinismo da poterci permettere di non aggiungere altro.
Alpinismo Molotov l’ha incontrato il 7 aprile scorso per quella che più che un’intervista è stata una conversazione rilassata e informale. Gogna era ospite alla Libreria PuntoaCapo di Pisogne (Brescia) – libreria per varie ragioni parte della nebulosa di Alpinismo Molotov – per presentare la riedizione del suo Cento nuovi mattini, un cult book edito nel 1981 e negli anni sparito dalla distribuzione e dalle librerie, ma sempre richiesto: un viaggio tra una selezione di cento vie d’arrampicata significative nella diffusione dell’arrampicata libera in Italia.