Concludiamo la serie di post di presentazione degli ospiti alla prima festa di Alpinismo Molotov con un cut-up dell’ultimo capitolo di Storia di una montagna (1880) di Élisée Reclus – L’uomo – dalle cui pagine abbiamo tratto il settenario Diverso il suo rilievo, motto e titolo della festa.
Geografo e anarchico, comunardo, con le idee e la visione di Reclus ancora oggi per noi è utile e prolifico confrontarsi, perché – e valga come avvertenza per le lettrici e i lettori – al di là del fatto se Reclus abbia torto o ragione, se ci abbia preso o abbia cannato le previsioni, se il suo approccio sia superato o attualissimo, i nostri temi si muovono quasi tutti all’interno di questi confini.
Qui, nel bene e nel male, c’è quasi tutto Alpinismo Molotov.
Buona lettura.
Una previsione: il turismo montano
Prima o poi l’età eroica dell’esplorazione delle montagne dovrà finire come in genere avrà termine l’esplorazione del pianeta; e forse il ricordo dei più arditi esploratori diverrà una leggenda. Quale prima, quale dopo, tutte le montagne saranno state scalate: dei sentieri facili, e in seguito (nei luoghi popolosi) delle strade maestre verranno costruite dalla base alla cima, per facilitarne la salita, anche alle persone deboli o di poca lena; per mezzo delle mine si allargheranno i crepacci, per modo che i dilettanti di curiosità naturali possano ammirare la testura del cristallo; chi sa, degli ascensori meccanici verranno disposti nei punti malagevoli; e gli sfaccendati delle cinque parti della terra si faranno innalzare lungo delle muraglie a picco, fumando la sigaretta e ciaramellando della cose più frivole di questo mondo.