È ormai difficile sentir parlare dell’Alpe Devero senza che ci sia di mezzo qualche polemica. Questa volta è stato un tuffo di pochi secondi da parte di un gruppo di ragazzini in vacanza presso il rifugio Castiglioni a far scaldare gli animi.
I ragazzi avevano da poco concluso un campus estivo con la guida alpina Andrea Savonitto, che presso il rifugio Castiglioni organizza una serie di attività di conoscenza e avvicinamento montagna. Sotto la supervisione degli adulti, i ragazzi si sono concessi un breve tuffo nel “lago delle streghe” a conclusione della loro esperienza. La cosa non è piaciuta a molti, che hanno commentato su Facebook – che spesso funziona come amplificatore di malumore, anche in montagna – chiamando in causa l’idrocuzione da freddo, le specie in via d’estinzione che popolano il lago, la maleducazione e quanto altro.
Ora, senza nulla togliere a tutte queste possibilità, senza nemmeno dimenticare però che l’impatto zero non esiste a meno di non esistere, è impossibile non notare che la stessa cosa avviene praticamente ovunque, ogni estate, in moltissimi laghi alpini senza mai giungere agli onori della cronaca, meno che mai della polemica. Soprattutto, non si tratta certo di un fenomeno di massa, né ha mai dato segni di volerlo diventare, ma di qualcosa che, sporadicamente, almeno una volta nella vita più o meno tutti a torto o ragione si sono concessi.
Ma se un semplice tuffo genera tanta preoccupazione non ci dispiacerebbe, tutto sommato, che lo stesso zelo nel difendere l’ambiente dall’intrusione umana si manifestasse a fronte di progetti di interventi ben più invasivi, “Avvicinare le montagne”, tanto per non fare nomi, il piano strategico di un accordo territoriale che prevede oltre cinquanta interventi di infrastrutturazione ad elevato impatto ambientale, con l’ampliamento e creazione di nuove costruzioni, impianti a fune, piste da sci e percorsi per mountain bike, bacini idrici, strade di accesso, parcheggi a raso terra e in silos. Il tutto nel contesto di aree montane in gran parte protette da norme di tutela e riconosciute di importanza comunitaria dall’Unione Europea come sito Natura 2000. Il limitrofo parco naturale Veglia-Devero, inoltre, a testimonianza delle sue peculiarità e del suo valore ambientale, ha ricevuto il 2 settembre 2019 il riconoscimento di Parco Transfrontaliero dall’Europa, il secondo in Italia (sono 11 in tutta Europa) ed il primo tra Italia e Svizzera (aree Veglia Devero e Binntal).
Naturalmente il progetto “Avvicinare le Montagne” si autodichiara “sostenibile” ma a chiunque abbia visto le immagini diffuse da Mountain Wilderness in merito alla preparazione dei mondiali di sci alpino a Cortina d’Ampezzo è ormai chiaro che sostenibilità e grandi eventi rappresentino un binomio impossibile ed è altrettanto chiaro che anche il più modesto binomio sostenibilità e sci da pista è sempre meno probabile in tempi di cambiamenti climatici. Val la pena aprire una breve parentesi su quanto sta accadendo a Cortina: nuove piste, piste esistenti allargate, strade di accesso ampliate con il conseguente abbattimento di pini cirmoli, abeti e larici secolari allo scopo di disporre di una carreggiata larga fino a 9 metri, con l’intero versante della Tofana di mezzo sconvolto dalle opere in corso. Il tutto in barba alla “Carta di Cortina”, che avrebbe dovuto garantire la “sostenibilità del progetto”. La manifestazione organizzata dalla stessa Mountain Wilderness che avrebbe dovuto tenersi il 19 luglio scorso presso i cantieri, è stata limitata dal comune di Belluno e ha dovuto tenersi “in forma statica”, riducendosi praticamente a un presidio.
Eppure, pare che, in generale, la costruzione di impianti di risalita in zona protetta e il modello di turismo che questo rappresenta preoccupi meno – per usare un eufemismo – di quanto non lo faccia un tuffo in acqua di pochi secondi. Tornando a Devero, che esista un problema di sovraffollamento, soprattutto nelle domeniche d’estate, è fuori di dubbio. Che si pensi di risolverlo sostenendo un modello di turismo di massa peraltro decisamente anacronistico è paradossale.
Se invece la polemica è solo fine a sé stessa, o meglio, serve a colpire qualsiasi iniziativa di chi si oppone a questo preciso progetto di sviluppo – e il gestore del rifugio Castiglioni è da sempre schierato con chi si oppone al progetto – è tanto avvilente quanto evidente.