Di fronte alla prospettiva di dover vivere per chissà quanti anni
a ridosso di un cantiere militarizzato,
si pensa all’alternativa di vendere.
E andarsene piuttosto che vedere la tua casa
occupata (che ho detto mioddio perdono,abitata da chi ti ci ha cacciato.
sono gli squòtter che occupano!)
Ricorda niente?
Esatto,
Territori Occupati.
Il chilometro “elastico”. Da questa notte per raggiungere la stazione di Susa da San Giuliano è necessario circumnavigare l’area sgomberata, col risultato di trovarsi a percorrere un itinerario lungo più di 12 km (in linea d’aria sono 2,4 km!).
Arrivano nella notte le notizie dalla Valsusa, pronte per mandar di traverso il caffè appena svegli. La polizia ha sgomberato San Giuliano, storico presidio NoTav dove alcuni militanti avevano allestito mobilhomes e tende per poter pernottare.
Nulla di nuovo e nessuna meraviglia.
Il terreno è quello acquisito tempo addietro da oltre un migliaio di persone, ognuno una piccola parte, per rendere complicato l’esproprio annunciato. All’interno dell’area soggetta a esproprio si trovano anche alcune case abitate e al momento non ci è chiaro se verranno espropriati anche questi immobili o se il cantiere vi crescerà intorno. Fra un commento e l’altro all’interno del nostro gruppo iniziamo a chiederci se e come sia possibile che “lo Stato” possa agire dentro un terreno privato attraverso le “forze dell’ordine”, senza che queste siano chiamate a intervenire dai proprietari. Domande un po‘ naïf se vogliamo ma nel momento in cui si spaccano i maroni da decenni prima con terroni, rom & sinti e poi con gli “extracomunitari” (forse si riferivano agli americani che comprano case in Sicilia) accusati di prendere con la forza le case “agli ‘taliani”, che si faccia spallucce nel momento in cui la polizia in assetto di guerra sgombera il “sacro terreno privato” lo troviamo un segnale quantomeno strano. Perfino La Stampa, mai tenera col movimento, fa notare che i terreni verranno sì espropriati mercoledì prossimo 9 ottobre 2024, ma che il clima del presidio era pacifico e che la situazione sarebbe precipitata in caso di azioni delle “forze dell’ordine”.
Un cambio di paradigma significativo: il presidio NoTav è stato sgomberato in via preventiva tra la notte di domenica 6 ottobre 2024 e questa mattina, mentre era radicato su un terreno ancora oggi di proprietà privata.
La cosa che lascia perplessi è un’“opinione pubblica” così attenta alla roba, alla proprietà, alla “casa occupata”, che fa spallucce al potere poliziesco, il quale fa quel che fa.
Preoccupa che gli abitanti e le autorità di Susa (il Sindaco, cascato dalle nuvole, è al mare), ancorché puntualmente informati da tempo dagli esperti del movimento, non sembrano pensare che siano fatti loro, nemmeno di fronte a esistenze che verranno rese schifosamente difficili per anni dall‘ennesimo cantiere inutile.
Vite già complicate dallo sgombero necessario per far spazio alla rotaia, dicono, mentre da stamattina si devono percorrere dodici chilometri e mezzo per colmare lo spazio di quei 2-3 che separano San Giuliano dalla stazione di Susa.
Abbiamo ragione di pensare che anche a causa della gestione militarizzata dell’emergenza covid degli ultimi anni, del suo linguaggio narrativo, ci sia stata una rimilitarizzazione dell’immaginario.
Un atto di forza evidente, davanti al quale sembra che la maggior parte dell’opinione pubblica si sia abituata.
Nonostante decenni di guerre preventive finite malissimo, l’opinione pubblica fatica – anzi, si ostina – a non capire che il paradigma è Gaza, che sarà Gaza per tutti. E *non possiamo* capirlo a fondo perché è troppo enorme, non saremo mai pronti a capirlo.
Si subisce il rapporto di forza in modo acritico, passivo, rassegnato, al limite fideistico.
Facciamo un po’ ridere, oggi, a scrivere di gas lacrimogeni CS vietati dalla convenzione di Ginevra e usati dai reparti di polizia italiani, quando il paradigma di riferimento che ci siamo dati è Gaza, quando gli orchi hanno fame e chiedono di fare più figli, quando è ormai palese che contro uno stato che si comporta illegalmente, la legalità può soltanto perdere.