Di piccoli e grandi comprensori turistici, del vuoto di autorevolezza dell’ambientalismo, di consenso e di conformismo
Simonetta: L’Alpe Devero (Lepontine, Parco Naturale) è un luogo che fino a ora ha vissuto di poco sci da discesa, tanto scialpinismo, tante ciaspole, tanto escursionismo (in tutte le stagioni). Oggi è minacciato – indovina un po’ – dalla costruzione di un comprensorio che lo andrebbe a unire alla vicina località di San Domenico. In questo articolo leggete tutta la vicenda, se vi va.
La mia domanda è questa: ma se tutta la gente del territorio è a favore di questa cosa, al netto del fatto che ognuno ha il diritto di dire la propria e il territorio non è solo di chi ci vive, ha senso farlo? ha senso da parte di associazioni ambientaliste, CAI e quanti altri lottare contro qualcosa che tutti vogliono? Qui è una TAV (si fa per dire) al contrario. Io se lo fanno non ci metto più piede a Devero, ma mi sto deprimendo a parlare con la gente. Voi che ne pensate?
WM1: Eh, anche tutti i comuni dell’Appennino toscoemiliano erano a favore del TAV Bologna-Firenze, e se parlavi con molta gente ti dicevano che andava bene, poi quando per colpa dei lavori sono rimasti senz’acqua hanno visto le cose da un’altra prospettiva… Solo che quel che era accaduto era già stato previsto da chi criticava l’opera.
Non è vero “consenso” se non è informato. È conformismo, che è diverso.
RobGas: Penso che siamo in un bruttissimo periodo in cui, aldilà dei singoli errori di scelta, si restringe sempre di più l’orizzonte di quel che si prende in considerazione, sia nello spazio che nel tempo. Tra 20 anni quegli impianti non serviranno e intanto avranno fatto terra bruciata di tutto quello che era o poteva essere? Chissenefrega, per me i progetti a lungo termine arrivano a cinque anni e comunque raramente penso a lungo termine.
MrMill: Siamo alle solite, qualche posto di lavoro – perlopiù stagionale – e la storiella dell’investitore privato che si accollerebbe tutti i costi sono sufficienti ad azzerare le obiezioni o a renderle minoritarie. In Valcamonica c’è Monte Campione, negli ultimi dieci anni si sono susseguite varie società nella gestione, subentrate dopo il fallimento di chi li aveva precedute. E quando non c’è stato l’avvicendamento delle società di gestione, c’è stata la ricapitalizzazione, in cui hanno sempre messo soldi anche i comuni, la provincia e la regione. Certe operazioni sembrano senza senso, anche dal punto di vista capitalistico, però si fanno. Il senso è probabilmente speculativo.
Un anno fa, al Monte Pora – Colle Vareno, un piccolo comprensorio tra i 1.400 e i 1.880 m di quota, è stato annunciato in pompa magna l’ingresso del “capitano d’industria” Angelo Radici, presidente di RadiciGroup, nella società di gestione degli impianti sciistici. Il paese in cui sono nato e cresciuto è ai piedi del Monte Pora, di neve ne viene sempre meno, anche le temperature a quelle quote non si fanno mai rigide, eppure questo arriva e ci investe, acquista cannoni per la neve artificiale (in un posto che non è mai stato ricco d’acqua). Non troverete nessuno che fa notare che queste operazioni sono senza respiro, ma, come dice Rob, oramai si ragiona sull’inverno prossimo, senza nessuna prospettiva nemmeno nel medio periodo. E su tutto questo pesa anche il conformismo che indica Roberto, perché non solo non c’è informazione su quello che sarà ma, spesso, nemmeno sul fallimento di chi quello che già c’è stato.
Pensare in grande fa figo, per rimanere all’esempio: fino a un paio d’anni fa il comune di Angolo Terme si era invaghito dell’idea di una funivia che collegasse il paese (quota 400 m slm) con il Colle Vareno, immaginando frotte di turisti a rivitalizzare la “vocazione turistica” del paese (il “terme” venne aggiunto al nome del paese nel 1961 proprio per sottolineare questa vocazione in relazione al turismo termale). Almeno questo della funivia è un progetto di cui, da qualche anno, non si parla più…
RobGas: Per dare un’idea di come non si impara, a Torino si parla di candidatura per le olimpiadi invernali 2026…
Simonetta: Dagli errori fatti, tipicamente si impara solo quali errori si faranno… quanto al resto è proprio così: un’operazione con ogni probabilità speculativa con l’ulteriore carota che il “comprensorio non sarà sciistico ma turistico”, anche qui: mi immagino un posto pieno di gente che non vede l’ora di camminare sotto gli impianti. Comunque l’attuale refrain è: «a noi dei turisti con la macchina fotografica non ce ne frega niente, vogliamo i russi con i soldi». Magari li avranno (dubito fortemente), ma del resto le preghiere esaudite sono quelle su cui si versano più lacrime…
Simone: Qua nel post sisma sta succedendo la stessa cosa, la Regione su proposta di Fratelli d’Italia (appoggiata dal PD) metterà fondi per nuovi impianti e sistemazione dei vecchi. Anche se dalle nostre parti gli impianti sono veramente poca cosa rispetto ad altre parti si rischia di instaurare un modello molto impattante con la scusa che occorre “riprendersi dal terremoto”. Il paradosso è che rischiamo di avere i sentieri non curati perché nessuno ci mette 2 lire e contemporaneamente nuovi bacini per l’innevamento artificiale.
Oltretutto qua al momento contestare una cosa del genere con tutti i problemi (enormi, assurdi, grotteschi) che permangono sul fronte emergenza è molto difficile. Quando avrò informazioni in più su cosa vorranno fare nel dettaglio ci aggiorniamo.
Simonetta: Comunque, per dare l’idea dei toni copio e incollo questo post che è esemplificativo di tanti altri…
«Se un Paese è ubicato a 1600 metri, immagino come nel periodo invernale non si possa prescindere dal fare attività sciistiche e turismo sciistico…
Detto questo sarebbe “cosa buona” che a scegliere le sorti del proprio Paese sia deputato chi nel Paese ci vive 365 giorni l’anno e non chi salendo per qualche settimana vorrebbe vedere i Montanari come se gli anni non fossero passati… No cari ambientalisti, anche Noi gente di Montagna dobbiamo avere il diritto di vivere dignitosamente e poter lavorare sul Nostro Territorio, un pilone in più non ha mai fatto male e non ha mai deturpato l’Ambiente Montano…
Se un privato vuol investire i propri soldi rilanciando il Turismo e l’indotto ad esso collegato, non capisco il perché ci debbano essere fazioni che senza nessuna argomentazione vorrebbero fermare il tutto;
Perché non è un argomento serio il dire che non nevicherà più, ci sono periodi di abbondanti nevicate come ci sono periodi meno felici, ma questo capita anche nel agricoltura ed allora per questo bisogna dire agli agricoltori di cambiare mestiere??
Cari ambientalisti, “Semel in anno licet insanire”una volta all’anno è lecito impazzire, ma rimanerlo una vita intera credo sia curabile e da curare!!»
Vecio: Scusate, io non la vedo proprio del tutto così. Cioè sugli impianti sì, ci mancherebbe. Sulla necessità di fermarli, pure peggio. Sui montanari non del tutto. Anche secondo me sugli impianti, sul turismo e sullo sviluppo in generale hanno torto (al Devero come in qualsiasi altro posto), ma il problema non va ridotto al muro-contro-muro, al fare la guerra a loro o alle loro prese di posizione. All’atto pratico sembrerebbe che non siano a conoscenza di alternative redditizie agli impianti e di esempi funzionanti di come “far fruttare” la montagna in altri modi.
Ovviamente non è mai facile, nei contesti di paesi e di valli, capire dove finisce la legittima necessità e dove comincia l’avidità (sicuramente ti arricchisci prima ospitando il mafioso russo con la sua corte piuttosto che il cacciafotografo).
In generale mi pare che:
– gli esempi positivi non possano essere portati, e nemmeno indicati, dall’ambiente “cittadino” (inclusi quindi cai, mountain wilderness, ambientalismo ecc.) perché si tratta di voci che presso quelle genti sono già esautorate a prescindere (non sempre a torto, date alcune posizioni anche “integraliste” del passato);
– d’altro canto mancano totalmente i canali attraverso i quali gli esempi positivi e riusciti (penso alla Val Maira nel nord ovest, ma probabilmente ci sono molti altri esempi: per dire, la Val di Funes. E il Devero non ha niente di meno, quanto a potenzialità, rispetto a questi due esempi) possano essere veicolati e diffondersi proprio dove arrivano i soldi “dal basso” a speculare sul territorio e a offrire soluzioni tarlate ma scintillanti e rapide.
Per “canale” suppongo che possiamo pensare a qualcosa che vada “da un campanile all’altro” (visto che spesso è quella l’unità di misura) senza passare dalle pianure.
Sull’argomento «quel territorio non è loro proprietà», sfondate una porta aperta (con un anarchico, poi! ;-) ), ma il controargomento che ho sentito più volte è il seguente: nemmeno la pianura e la città erano di vostra proprietà, ma ci avete fatto tutto quello che vi pareva per stare comodi, e adesso venite qui a dire a noi di continuare a fare la vita di merda per farvi respirare meglio di sabato e domenica. E dal *loro* punto di vista non fa una piega, quindi con questo tipo di argomenti non li smuovi.
Per farla semplice, in modo molto rozzo, direi che c’è una sola soluzione: paghiamo i montanari per presidiare le montagne. Che poi è il motivo per il quale il Sud Tirolo/Südtirol funziona.
Senza questa premessa, secondo me non ci sarà mai partita.
Simonetta: Cito Natale: «All’atto pratico sembrerebbe che non siano a conoscenza di alternative redditizie agli impianti e di esempi funzionanti di come “far fruttare” la montagna in altri modi.»
È il “colonialismo culturale” di cui parlavamo al VISRabbia. Ed è vero che enti come CAI o Mountain Wilderness non vengono presi in nessuna considerazione. Per questo la mia domanda iniziale era «ha senso opporsi se tutti sono (o pensano di essere) d’accordo?»
In questo particolare frangente potrebbe essere la regione a bloccare tutto (basterebbe che avesse voglia di rispettare le sue stesse leggi) ma in generale a volte mi sembra che l’unica cosa da fare sia lasciarli fare e andarsene altrove.
RobGast: … solo che “altrove” temo non esista.
Simonetta: In realtà un po’ di opposizione al progetto (poca) c’è anche se sul territorio c’è molto più “consenso”, o conformismo. Alla fine credo si dovrà pronunciare la regione e se non vuole andare contro le sue stesse leggi dovrebbe dire di no, ma è tutto da vedere… Tutte le amministrazioni locali sono d’accordo, anzi, non vedono l’ora… e la cosa più grave è che anche la maggior parte della gente che vive lì è totalmente a favore. Non so quanto si riuscirà a fare con un comitato che è percepito come fatto dai soliti «ambientalisti col suv che bla bla bla»…
A.: Simonetta e tutt*,
lungi da me voler essere polemico o dare soluzioni, io scrivo in primis come appunto a me stesso, perché mi ci sono trovato tante volte dall’interno, dall’essere io valligiano e non cittadino, perché troppe volte verrebbe da dire “mi ritiro, impiccatevi ai cazzi vostri e io ai miei, tanto non capirete mai una cippa”. E invece le chiavi, seppur sempre diverse e faticose ci sono. Serve un sacco di pazienza e lo so, è frustrante. Ma il Devero non è la Valsusa al contrario, è la Valsusa l’eccezione, la valle al contrario rispetto all’Italia.
Qui il cittadino – come ovunque nelle valli – è visto male a prescindere, lo scrive bene Nat con l’esempio «le pianure non erano vostre e ci avere fatto tutto quel che cazzo vi pareva…».
Per dire il bresciano non è bresciano, è bréhanèl (brescianello, di poco conto), milaneh si usa alternativamente sia per milanese che come insulto, ancor prima che ciciá nébiä (succhia nebbia). Anche semplici paesi, solo perché più legati alla città (Iseo, lé fighèté, le fighette) o storicamente più turistici e aperti (Lovere, pulintiné, polentine, insapori e senza consistenza) pagano questo scotto. Il resto dei paesi della valle e del lago non ha questi appellativi, c’è un sacco di campanilismo ma non denigrazione.
Empiricamente a tentoni, ma secondo me, e ripeto non ho soluzioni, specialmente a breve, bisogna trovare il sistema di cambiare il modo di interagire con le valli, crearsi una “credibilità locale”, dei legami (veri e di rete, non son l’amico del tale), farsi presenti ed esserlo costantemente sul territorio. Non sempre e con eccessiva costanza intendo, ma sempre quando ce n’è bisogno per chi ci sta e non per chi ci va. Tradotto: questo è il momento sbagliato, purtroppo la difesa dagli impianti non è un bisogno loro ma vostro.
Non intendo che la causa sia persa o che non vada affrontata, intendo dire che se non sì inizia praticare la chiave anche la prossima volta sarà tardi e il problema sarà ancora una volta degli estranei.
A parità di amministrazione, certi centri sociali o squat sono molto più difficili da sgomberare di altri, e tante volte non perché siano più frequentati e nutriti ma perché si sono integrati nel quartiere. Tornando qui ci sono singoli bresciani che non sono affatto bréhanei e hanno voce in capitolo, eccome.
L’alternativa è apparire come dei corpi estranei, dei colonizzatori alla rovescia. E le valli – notoriamente chiuse – non si aprono, si fanno respingenti.
La percezione del valligiano/montanaro (quello insensibile al tema ovviamente, non che siano tutti stupidi) resta dicotomica: alieni che portano i soldi vs. alieni (agganciati al valligiano/montanaro sensibile ma in minoranza e che pertanto vien schiacciato, assimilato agli alieni) che non li vogliono far arrivare.
Al contrario, se la maggioranza fosse sbilanciata sulla scelta giusta il cittadino alieno e da una tantum resta comunque un orpello e non troppo degno di considerazione.
Simonetta: Credo che tu abbia ragione, A., anche se poi concretamente non saprei bene che cosa fare, è abbastanza chiara la strada che indichi e davvero probabilmente l’unica via. Se non cambia quella percezione, non cambia nulla. Grazie per lo spunto.
Tutte le fotografie dell’Alpe Devero presenti nel post sono dell’archivio Alpinismo Molotov.