La montagna pacificata e arresa è un’immagine che non ci piace, oltre a non essere veritiera. Contrabbandieri, eretici e perseguitati politici hanno da sempre attraversato passi e scavallato creste, come forma di resistenza al dominio del potere di turno. Partigiani e partigiane ne hanno fatto luogo elettivo della resistenza armata al nazifascismo. Montanare e montanari hanno offerto riparo e assistenza a chi, nelle diverse epoche, ha cercato riparo e riscatto salendo in quota.
Non poteva quindi mancare un vero e proprio coro di canzoni di lotta tra gli ospiti della nostra festa Diverso il suo rilievo, un coro che canti di lotte popolari dando il primato a passione e spontaneità più che a tecnica e impeccabilità dell’esecuzione, un coro che scaldi i cuori e che del canto faccia un’arma da brandire contro chi «ci vuole male», proprio come scrive l’Anonima Coristi nelle righe con cui dal suo sito si presenta:
Il piacere di cantare e di stare insieme. Il coro e la sua socialità rumorosa, le bocche rosse di vino e le note sghembe che inciampano nella melodia; e ancora la tradizione dei canti di lotta e noi divisi tra il desiderio di interpretarli e quello di urlarli a squarciagola in faccia a chi ci vuole male. In faccia alla miseria di spirito ed alla mediocrità, alla paura e alla solitudine che questo mondo produce in scala industriale. Ascoltando le parole di ciò che cantiamo, non è così difficile attribuirgli significati più che attuali e contingenti. Basta guardarsi intorno e di certo non mancheranno gli stimoli per scaldare gli animi, oltre che l’ugola. Prendiamo fiato, oltre la cappa grigia della rassegnazione … ossigeno! A volte basta alzare la testa per respirare. In ogni caso sempre alte le rossonere tra il sibilar dei venti!
L’Anonima Coristi sarà con noi venerdì 2 giugno, oggi cantiamo con loro Noi siamo della leggera e poco ce ne importa / vadan sull’ostia fabbrica e il padron!
Buon Primo Maggio!