Guarda il disegno qui a lato. C’è un grande cantiere incassato tra le montagne. È il cantiere di una galleria, un tunnel ferroviario: ci sono treni sulle rotaie. Due cisterne di chissà cosa, di quelle che da Viareggio in poi ti fanno paura, figurati cacciate in un tunnel sotto una montagna. Ma almeno non si vedono vagoni passeggeri, quindi forse è una linea merci.
In primo piano, in ombra, un tizio con uno zaino da montagna, piuttosto grosso. Si indovinano sacco a pelo e tazza di metallo. Probabilmente il tipo sta fuori più giorni e si trova a passare alto sul cantiere, del quale sembra perplesso, forse preoccupato.
Secondo te dov’è questo posto? Proviamo a indovinare, non è difficile: Chiomonte, il cantiere “della TAV”, così è ormai per tutti, anche se ora si chiama “il TAC” ed è soprattutto una linea merci, o quantomeno quello è il pretesto per scavare. Il sentiero è uno dei non molti che si inoltrano in Val Clarea, frequentata da pochi perché, almeno a quote medio basse, è ripida, buia, molto dislivello, zero turismo.
Invece no: come vedi qui sotto è la copertina di un libro, un libro fondamentale per andare in montagna cercando di capire qualcosa, di guardare e non solo vedere: Il sentiero degli dei. Un racconto a piedi tra Bologna e Firenze. Questa è la nuova edizione aumentata, come spiegato qui dal suo autore Wu Ming 2.
Si tratta di un oggetto narrativo non identificato che parla di montagne, per questo su Alpinismo Molotov desta (rinnovato) interesse e ne segnaliamo la nuova edizione. Ma ci interessa anche perché, seppur se non parla di Chiomonte come l’immagine di copertina ci ha portato a immaginare, contribuisce a capire quel cantiere e tutti i cantieri in opera – o in programma – che nel nome delle “grandi infrastrutture” avveleneranno montagne, colline o pianure e ne sfregeranno indelebilmente i paesaggi, aggrediranno ecosistemi delicati o porteranno il colpo di grazia a quelli già duramente messi alla prova dell’antropizzazione a colpi di colate di cemento. Racconta un disastro compiuto e quindi spiega i disastro in atto. Racconta il futuro.
Realisticamente non sarà questo libro a farci vincere, come nessun altro. Non basta un grande editore e la sua capacità di distribuzione, non basta che lo leggano in tanti. Occorre anche altro, ma quell’altro cresce anche con i libri. E che si vinca o si perda, servirà in ogni caso per ricordare negli anni a venire, con la giusta dose di insanabile rancore, l’accanimento feroce del sistema che reitera a fotocopia le stesse porcate.