Come riprendere il cammino, come farlo in compagnia, spalla a spalla, dopo i mesi del fermo obbligato e dell’isolamento? È una domanda che ci stiamo ponendo nel retrobottega di questo blog, lì dove si confronta la banda disparata che non è Alpinismo Molotov, ma che si è assunta l’impegno di diffondere una prassi e uno sguardo critico alle montagne, in divenire, alla maniera di Alpinismo Molotov.
Per imbastire una risposta ci è stato utile tornare al principio, rileggere oggi il manifesto di Alpinismo Molotov, dove nelle prime righe – significativamente – si trova scritto:
L’espressione designa al tempo stesso un insieme di prassi in costante evoluzione e la collettività che le fa evolvere.
In questa ambivalenza abbiamo individuato un possibile saldo appoggio da cui riprendere il cammino: concentrare le energie non sulla definizione di un campo, di un’identità, ma su una prassi, sulla costruzione condivisa di un pensiero critico, pensiero situato aspramente in contrapposizione a essenzialismo e idealismi vari che riducono le montagne alla Montagna®.
Come tradurre questo nella pratica? Un primo passaggio che renda meno evanescente questo programma è il (dif)fondersi e l’entrare in contatto (fisico) con una collettività più allargata rispetto al nucleo “stretto”. Per inciso, nucleo che, suo malgrado, o per limiti dettati da un’esperienza che negli anni si è coesa attorno a una dimensione segnata dalla dimestichezza dei rapporti, può risultare a chi guarda a questa banda come un gruppo “chiuso”, almeno rispetto alle intenzioni, autentiche, di apertura.
Immaginare – tornando al nucleo della questione – un farsi spore di Alpinismo Molotov, curare il propagarsi di un micelio che produca frutti lì dove meno ci si aspetta di vederli emerge dal sottosuolo (più o meno funzionava così anche con la “vecchia talpa”, no?).
Dunque, rinsaldare i legami con chi ha condiviso in Alpinismo Molotov passi e parole. E, contemporaneamente, portare passi e parole di Alpinismo Molotov lì dove possano trovare un terreno fertile per diffondersi, o meglio per circolare.
Oggi iniziamo, segnalando alcune occasioni per condividere passi e parole.
Partiamo dal sempre gradito ritorno dell’appenninismo molotov. Domenica 20 settembre si terrà la terza scarpinata letteraria proposta e curata da una compagnia di realtà: «BaLotta Continua e di Malasuerte Fi Sud (che suoneranno insieme per la prima volta), di Pierpaolo Calonaci & Rossana Sebastiani (che hanno scelto l’itinerario e alcune letture), di Marco Manfredi (che leggerà) e di noialtri Wu Ming» (dal post pubblicato su Giap e dedicato all’iniziativa). Il percorso si svolgerà lungo la circonferenza della base del Monte Giovi, nell’area dell’omonimo parco culturale. Resistenza al nazifascismo il tema centrale della giornata, ma il passaggio del percorso nei pressi di Barbiana – lì dove prese forma l’esperienza educativa sperimentale guidata da don Milani – offrirà altri spunti di riflessione. Le adesioni hanno un numero massimo previsto, per maggiori informazioni rimandiamo al sopraccitato post.
Spostiamoci a Nordest. Lì camminare significa, per noi, ricalcare sentieri partigiani. Farlo vuol dire condividere passi con vecchi e nuovi compagnx di scarpinate. Sentieri Partigiani è un gruppo informale che partendo dal Veneto batte proprio quelle vie tra le terre alte del nord est che furono teatro di battaglie partigiane. Sono arrivati quest’anno all’ottava edizione dell’iniziativa e, per la prima volta, condivideremo – sempre il 20 settembre, anche in questo caso con un numero contingentato di partecipanti, già raggiunto nel momento in cui pubblichiamo questo post – l’itinerario tra le malghe del Piancavallo, a ridosso della pianura friulana, con la vista che punta anche sulla pista della base USAF di Aviano che minaccia sempre guerra. Faremo una passeggiata tra le malghe dell’altipiano che furono rifugio di pastori e partigianx, prima di diventare lo sfondo di amene escursioni per le ciaspolate dei turisti.
Durante il cammino interverranno Zone libere e Ronchi dei partigiani, realtà queste che già conoscevamo.
Zone libere nasce ai margini di quella che fu la Repubblica partigiana della Carnia e dopo aver realizzato l’anno scorso una festa in Val Tramontina per celebrare il 2 giugno la festa delle Repubbliche partigiane, è impegnata in un progetto di mappatura e promozione dei sentieri e luoghi partigiani della zona.
Ronchi dei partigiani è una provocazione ed una sfida all’immaginario nato nel paese da cui partirono – del tutto per caso – i legionari di Gabriele D’Annunzio, 101 anni fa, alla volta di Fiume.
E proprio a Ronchi il 4 ottobre prossimo ci sarà una delle prossime passeggiate dal contenuto molotov (sulle cui modalità di partecipazione rinviamo agli aggiornamenti che verranno pubblicati qui). Un giro in ambiente urbano che ripercorrerà le tappe della resistenza al punto più a nord del Mediterraneo, dove le lotte furono internazionaliste e meticce e dove il regime tentò – ma è un tentativo tuttora in corso – di nazionalizzare le popolazioni, donne e uomini che però continuano a rifiutare l’omologazione.
Sarà una passeggiata in cui verranno narrati i contenuti del libro Ronchi dei partigiani. Toponomastica, odonomastica e onomastica a Ronchi e nella “Venezia Giulia”, recentemente pubblicato da Kappa Vu.
In queste occasioni (e altre ne verranno) troverete Alpinismo Molotov.