Di Alberto “Abo” Di Monte
Quello di ottobre è stato un mese frizzante per la compagine apeina.
Dovessi raccontarlo al meglio però non partirei dall’inizio né dalla fine ma giusto dalla metà. Il 15 ottobre infatti ha inaugurato il Rifugio della sezione capitolina dell’Associazione Proletari Escursionisti.
Arrivo a Roma il 14 sera, la partenza è prevista per le 23 da Casetta Rossa (la casa base di APE Roma nel cuore della Garbatella) e di lì a Poggio Catino, in provincia di Rieti, va poco meno di un’ora e mezza di auto.
Il rifugio, in località Trio, ha l’allacciamento alla corrente ma all’arrivo lo illuminiamo con un fascio di torce e la sensazione è impressionante per via della struttura costruita attorno a tre alberi che letteralmente bucano il tetto del corpo principale (complessivamente il rifugio comprende tre edifici). Attorno al camino si fantastica fino a tarda notte di un sogno che, per lo sciame apeino, si rincorre da novantaquattro anni.
Tanto è passato dal 1923, quando per la prima volta in località Carlanta, ai piedi del gruppo delle Grigne, fu individuato il primo terreno per la costruzione della “capanna”. Sui bollettini del consorzio e su Sport e proletariato, il settimanale di sport popolare molto diffuso all’epoca, la denuncia delle crescenti difficoltà dovute all’incedere del Fascismo si avvicendano presto alle campagne di sottoscrizione.
Nell’arco di settimane si passa dall’acquisto alla svendita, i cui proventi sono devoluti al “soccorso rosso”.
All’indomani del 25 Aprile 1945, quando le attività apeine riprendono al ritmo del ritorno alla vita civile, anche il sogno della “capanna” riemerge. Di lì al 1950 un nuovo terreno è acquistato dalla Cooperativa Alveare Alpino, la sottoscrizione coinvolge migliaia di donne e uomini e i fine settimana si fanno i lavori collettivi di scavo delle fondamenta, di costruzione, di allestimento. Piano dopo piano il rifugio diventa un albergo. Per parecchi anni offrirà una “baita” pre-alpina a tutti gli apeini, poi, divenuto entità autonoma, sarà rilevato dalla FIOM e successivamente abbandonato. Oggi la struttura svetta tra le seconde case del boom economico ai Piani dei Resinelli.
Sono passati quarant’anni dalla chiusura di quel sogno. L’APE di Roma, affascinata da questa rincorsa senza requie, ha però scovato tra le tante strutture sparse per l’appennino dei Monti Sabini, a due passi dal Monte Tancia e dai suoi echi di Resistenza partigiana, una nuova “capanna” e non vediamo l’ora di inaugurarla.
La mattina del 15 fervono i preparativi. Arrivano cinquanta, poi cento, forse duecento persone a festeggiare assieme la riapertura della struttura prima gestita dalla comunità montana ed oggi offerta in comodato d’uso quinquennale all’APE.
Intervengono le realtà del territorio e l’ANPI, i ri/abitanti della zona che (a cavallo tra Roma e i campi) provano a riallacciare la trama della tradizione contadina con quella del consumo etico e a basso impatto ecologico. Diciamo la nostra, emozionati, noi apeini, di Roma, Brescia, Milano e ovviamente l’amministrazione comunale. Si mangia a non finire, i più piccoli si divertono con la caccia al tesoro e io resto incantato pure a guardare la fonte che arriva a venti metri dal prato della struttura.
Non passa che una settimana. L’alveare si riconvoca “al nord”, dove tutto era cominciato in quel 1923. Giusto dalla Carlanta comincia l’escursione che porta una quarantina di apeini al Rifugio Rosalba (Grignetta), per una due giorni di scarponi, festa e chiacchiere programmatiche.
Per uno spazio conviviale che perdiamo, dato il mancato rinnovo della convenzione all’amico Mauro Cariboni dal CAI meneghino, ne troviamo due nuovi: del rifugio di Poggio abbiamo detto, Mauro ci comunica invece che non perderà il lavoro ma da gennaio gestirà il rifugio della Società Escursionisti Lecchesi ai Piani dei Resinelli. Durante la riunione prende parola per ringraziare tutti e assumersi l’impegno a invitare altri rifugisti “responsabili” a sostenere le attività e le gite sociali del consorzio apeino.
Non è che l’inizio di una grande festa che proseguirà fino al pomeriggio della domenica. Nel mezzo parliamo di adozione di sentieri e lotte per la tutela dell’ambiente montano, della difficoltà (che ci sono sempre) a districarsi sul tema delle assicurazioni e di convivialità.
Si ragiona della memoria dei sentieri, della storia e delle vie ancora da aprire.
Sempre ottobre, ci spostiamo nuovamente. Muove i primi passi la sezione torinese dell’APE mentre riprende spinta quella lecchese dopo un periodo difficile e ce lo racconta un’istantanea commovente nella sua semplicità: novanta bimbi, signore, ragazzi che partecipano alla castagnata lecchese. Novanta corpi a caccia di castagne nell’ottobre di un’Associazione che è nata giusto il 7 novembre, nell’anniversario della nota rivoluzione. Oggi novanta persone a ripercorrere le tracce di una storia che in forma carsica ha attraversato tutto il secolo, lungo e breve, del Novecento.
E tra un paio d’anni… centenario.
Per arrivarci al meglio, tra i tanti progetti in cantiere, la prima prova è quella di completare la sistemazione del rifugio di APE Roma, inaugurato ma ancora bisognoso di interventi per renderlo la casa dello sciame apeino. Un progetto di crowdfunding dedicato viene promosso in questi giorni, l’invito è di contribuire, perché la casa dello sciame apeino possa aprire le sue porte e rappresentare un punto di riferimento accogliente e resistente.
Clicca sull’immagine per aprire la pagina del crowdfunding su PdB (donazioni aperte da mercoledì 8 novembre)