L’estate 2017 è stata particolarmente tragica per la montagna, dopo il terremoto e la neve che hanno funestato l’Appennino centrale tra l’estate e l’inverno scorsi la siccità ha fatto il resto, i ghiacciai sono al minimo storico e un po’ ovunque incendi stanno funestando la penisola.
Tuttavia quello che sta succedendo in Abruzzo, all’interno del Parco Nazionale della Majella, merita purtroppo un capitolo a parte, si va verso il dodicesimo giorno consecutivo di roghi con circa 3.000 ettari di bosco bruciati. Come viene riportato da Newstown, che a sua volta pubblica i dati della Sala Operativa Abruzzo dei Vigili del Fuoco, sono 7 i roghi tuttora attivi con una linea del fronte veramente impressionante. La cosa che salta immediatamente agli occhi è che la situazione attuale ha ben poco di naturale, gli inneschi ritrovati e la continua apertura di nuovi fronti fa ipotizzare un vero e proprio “piano di devastazione ambientale”. Basti pensare che sul Morrone, dopo la realizzazione di una linea tagliafuoco larga dieci metri e con 300 persone a controllare, che sembrava poter quantomeno arginare lo sviluppo dell’incendio, dopo solo 2 ore è partito un nuovo fronte alle spalle. L’ininterrotto sviluppo di nuovi roghi mette inoltre in difficoltà le operazioni di intervento, costrette a spostarsi continuamente da un luogo all’altro nonostante la presenza dei Canadair e gli elicotteri Erickson.
Come sempre accade però in questi casi la fase emergenziale non nasce “a caso”.
A questo proposito abbiamo raggiunto telefonicamente Augusto De Sanctis del Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua, che sta seguendo da vicino la situazione e che fin da subito ha lanciato l’allarme rispetto alla necessità di avere più uomini e mezzi:
La ristrutturazione del Corpo Forestale dello Stato effettuato attraverso la riforma Madia assomiglia sempre di più ad un vero e proprio smantellamento. I forestali, pur con tutti i limiti del caso, erano un corpo presente sul territorio con compiti e preparazione specifici e facendoli confluire all’interno dei Carabinieri si è creato un vuoto che non è stato mai colmato. Sono mancati inoltre nuovi investimenti in uomini e mezzi che si sono aggiunti ad una cronica carenza di organico dei Vigili del Fuoco. Non mancano inoltre le responsabilità a livello più locale, la Regione Abruzzo ha ad esempio stipulato la convenzione con i VVFF solamente a luglio (e con appena 4 squadre in più) dopo le continue lettere preoccupate delle associazioni ambientaliste. Nonostante tutti i dati a nostra disposizione prevedano da anni l’aumento del numero degli incendi, a causa dell’innalzamento delle temperature, non è stato fatto niente per prevenire ed arginare il fenomeno. Si sta di fatto assistendo ad una sempre più avanzata liquefazione dello stato.
La situazione abruzzese dunque è drammaticamente simile a quella nelle aree montane del cratere durante le nevicate del gennaio scorso, a fronte di un territorio in difficoltà lo stato abdica alle sue funzioni con un misto di impreparazione e inefficienza. D’altra parte, e anche in questo caso la dinamica si ripete ma in maniera virtuosa, va sottolineata la presenza di numerosi volontari che stanno operando da giorni sia in fase di monitoraggio che nelle operazioni di spegnimento e bonifica.
Restando in tema di cose già viste, già si parla dei costi del rimboschimento che, come riporta il giornale abruzzese online ilCentro, costerà all’incirca 300 milioni. Un business non indifferente, sempre ilCentro afferma: «Soldi pubblici destinati a imprese private? Perché quelle piante, che prima provenivano dai vivai della Forestale, ora invece vengono acquistate attraverso appalti». Dunque mancanza di prevenzione, emergenza e sperpero di soldi pubblici vanno avanti di pari passo e a questo si aggiungono i miliardi di euro delle grandi opere inutili e dannose che potrebbero essere utilizzati per la messa in sicurezza del territorio come chiedono da anni movimenti e comitati di tutta Italia.
Come Alpinismo Molotov ci uniamo alle associazione ed ai comitati che mentre scriviamo stanno moltiplicando gli appelli per aumentare il numero di mezzi e uomini per fronteggiare l’emergenza e ci stringiamo idealmente a fianco di tutti i volontari che stanno lottando contro le fiamme per salvare la montagna abruzzese.
Nota: la situazione è in continua evoluzione, per rimanere aggiornati invitiamo tutti a seguire:
- l’articolo in aggiornamento di Newstown;
- il sito informativo il germe;
- la pagina, su Facebook, di Altrementi Valle Peligna.
Le foto del post sono state riprese dalla pagina facebook di Neve Appennino.
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