24 agosto 2016, un terremoto con epicentro tra Lazio, Abruzzo, Umbria e Marche: centinaia di vittime, il paesaggio radicalmente trasformato. Da allora tutto il nostro collettivo ha regolarmente tenuto d’occhio il profilo Twitter di inpuntadisella, compagno marchigiano di Alpinismo Molotov, per sincerarsi che stesse bene, ché il sisma era arrivato a scuotere l’intera area dell’Appennino Centrale, ma anche per avere informazioni di prima mano sulle conseguenze del sisma, su quanto stava succedendo.
In quelle giornate ogni organo d’informazione era saturo di titoli a otto colonne, immagini e video, ma già si percepiva che il racconto che se ne dava era limitato, sempre focalizzato su inquadrature a effetto. Era facile intuire che molto rimaneva escluso dall’immagine rappresentata.
La narrazione tossica si è palesata in tutti i suoi aspetti, fuorvianti e semplificatori. Il sisma è stato presentato come una soggettività dotata di volontà assassina, un malevolo emissario della Natura con la maiuscola, estrema astrazione, capro espiatorio che attira ogni responsabilità.
Le esistenze spente sotto le macerie e le conseguenze disastrose del sisma vanno invece imputate in primis alle opere dell’uomo, alle sue scelte, al cieco antropocentrismo che ignora l’esistenza di un tempo geologico, del suo moto, delle sue accelerazioni. Prenderne atto solo quanto la terra si scuote violentemente, quando i declivi delle montagne si crepano, gli edifici crollano, le persone muoiono, è criminale.
#daje #sibillini pic.twitter.com/sa9VEbh4vY
— In punta di sella (@inpuntadisella) November 6, 2016
Col passare delle settimane la copertura mediatica è venuta meno, le notizie si sono fatte sempre più episodiche e marginali, nonostante si continuasse a scrivere e parlare di “emergenza”, relegate a volte nella “colonna destra” click-baiting dei portali d’informazione. Nemmeno le forti scosse di fine ottobre – probabilmente in ragione della mancanza di vittime, fortunatamente – sono state sufficienti a dare la giusta centralità al dramma che uomini e donne dell’appennino centrale stanno vivendo.
Nella giornata di ieri su Giap è stato pubblicato un resoconto aggiornato dalle Marche disastrate, firmato proprio dal nostro compagno @inpuntadisella. È una lettura fondamentale, soprattutto per chi vive lontano da quelle aree e vuole quotidianamente far sentire la propria solidarietà e si chiede in che maniera farlo. Una delle possibilità @inpuntadisella la scrive nero su bianco:
Mantenere l’attenzione alta e continuare a parlare di quanto sta accadendo facendo circolare informazioni “di prima mano”. Questa sarà la base per la costruzione di qualcosa di importante.
Vi invitiamo a raccogliere l’indicazione e a leggere il suo post:
Non c’è nessun post-terremoto. Rapporto dalle Marche che non fanno più notizia